Fermarci a riflettere in questi momenti, e farlo come istituzioni e come cittadini di uno Stato democratico, non è solo una testimonianza di vicinanza al dolore atroce che hanno sofferto le vittime e le loro famiglie, compresi i discendenti ancora viventi. Significa riflettere sul ruolo che proprio quello Stato, ovviamente trasfigurato dalla sua forma democratica a quella dittatoriale del nazismo e del fascismo, e quei cittadini di allora hanno avuto in una storia di odio sistematico, di sopraffazione e violenza quotidiana.
Se è vero che lo sterminio ebraico, le leggi razziali, la cultura antisemita e i totalitarismi del Novecento hanno dei nomi e cognomi, è altrettanto vero che non avrebbero potuto affermarsi senza il consenso della maggioranza dei cittadini che hanno sostenuto, con varie intensitĂ , l’ascesa di questa cultura di morte. Un’adesione morale per alcuni, paura di ritorsioni per altri, magari incuria o indifferenza, tutti atteggiamenti, seppur espressi in forme e modalitĂ differenti, comunque concorrenti a un risultato che è andato oltre ogni limite dell’umanitĂ . Uomini contro l’umanitĂ . Un percorso iniziato dalle parole, dalla comunicazione, quella di allora certo, mezzi di propaganda d’odio, di distruzione, e di presunta superioritĂ razziale e morale che hanno iniziato una contaminazione lenta ma inesorabile, tale da plasmare le menti e farle crescere nutrendo la cultura della differenza, dell’intolleranza, del conflitto, del nemico a tutti i costi. E le parole sono cultura, sono definizione plastica di azioni, sono il concepimento concreto di un pensiero, le parole arrivano prima delle cose, e le parole fanno esistere le cose, nella nostra mente. E allora fermiamoci, e chiediamoci tutti, istituzioni e cittadini, se oggi abbiamo gli anticorpi per evitare che tutto questo accada ancora. Si dice spesso che l’unica lezione che ci insegna la storia è che noi non impariamo mai abbastanza dalla storia. Eh si, perchĂ© in questa giornata non possiamo non riconoscere che davanti ai nostri occhi sta andando in onda, ancora una volta, un copione molto tragico che pensavamo di aver consegnato alla storia e invece… è sempre la stessa storia. Una degenerazione delle nostre coscienze ancor prima di una questione politica. Il compito di ognuno di noi è quello di restituire alla storia e al culto della memoria quel significato di attualitĂ , concretezza e urgenza senza il quale sarebbe tragicamente vero che le spaventose atrocitĂ di un recente passato siano state commesse e patite invano. Coltivare la memoria è un dovere verso di voi, cittadini di oggi e di domani, e una scelta di dignitĂ che dobbiamo a noi stessi.
Chiara FrontiniÂ
Sindaca di Viterbo
Pagina aggiornata il 27/01/2025