Avviso pubblico centro antiviolenza e casa rifugio, consegnata documentazione in Regione

Istituzione e gestione di nuovi centri antiviolenza e nuove case rifugio per il sostegno e il supporto a donne, sole o con figli minori, vittime di violenza: il Comune di Viterbo ha inviato questa mattina tutta la documentazione per partecipare all’avviso pubblico emanato recentemente dalla Regione Lazio. Lo comunica l’assessore alle politiche sociali Alessandra Troncarelli, che giĂ  lo scorso febbraio aveva fornito dettagli sull’importante procedura in corso. “Viterbo partecipa all’avviso pubblico regionale come comune capofila, insieme agli altri comuni della provincia interessati all’importante progetto, ovvero Acquapendente, Bassano in Teverina, Bassano Romano, Blera, Bomarzo, Canepina, Celleno, Oriolo Romano, Orte, Soriano, Vetralla e Vitorchiano. Nel mese di febbraio – ha spiegato l’assessore – il Comune di Viterbo ha provveduto alla pubblicazione di un avviso per l’individuazione di un organismo con cui associarsi, operante nel settore del sostegno e dell’aiuto alle donne vittime di violenza, interessato a provvedere alla gestione della nuova struttura. A rispondere al nostro avviso Ăš stata l’associazione Erinna, che ha presentato un progetto per entrambe le strutture. Ci siamo giĂ  incontrati con le responsabili e con i sindaci dei dodici comuni. Si chiama Penelope il progetto riguardante il centro antiviolenza, struttura che dovrĂ  garantire ascolto, accoglienza, assistenza psicologica, sociale e legale, supporto ai figli minori delle donne ospitate, orientamento al lavoro attraverso i servizi sociali e i centri per l’impiego, nonchĂ© l’orientamento all’autonomia abitativa. Si chiama invece Fenice il progetto  riguardante la casa rifugio, ovvero una struttura di civile abitazione, con locali idonei a garantire un alloggio e beni primari per la vita quotidiana delle donne ospitate, un servizio di accoglienza, e, anche in questo caso, assistenza psicologica, sociale e legale. La casa rifugio dovrĂ  raccordarsi con i centri antiviolenza e con tutti gli altri servizi sul territorio, in modo da fornire un adeguato supporto alle vittime di violenza. La struttura dovrĂ  operare in modo integrato con la rete dei servizi socio sanitari e assistenziali del territorio, dovrĂ  garantire protezione, ospitalitĂ , e servizi educativi ai figli minori delle donne ospitate. Ogni comune aderente al progetto – ha spiegato ancora l’assessore Troncarelli, riferendosi al centro antiviolenza – attiverĂ  e metterĂ  a disposizione uno sportello di ascolto. Ci sarĂ  quindi un ufficio itinerante, o meglio, una rete territoriale di ascolto, possibile grazie ai dodici comuni che si sono uniti a Viterbo. Un modo capillare per coprire i vari servizi, fornire azioni mirate e personalizzate alle varie situazioni che si verificheranno, e agevolare il recupero e il rafforzamento dell’autonomia della donna in difficoltĂ  e dei propri figli, sia nel caso di violenze giĂ  avvenute o anche solo in caso di rischio. Per questo mi sento di ringraziare i sindaci che hanno dato la loro adesione e si sono uniti al Comune di Viterbo per partecipare a questo importante avviso pubblico regionale, e soprattutto l’associazione Erinna che ha risposto al nostro avviso pubblico, proponendo due progetti meritevoli di attenzione e considerazione per quanto riguarda la gestione delle due strutture”. Quanto alle tempistiche, l’assessore Troncarelli aggiunge: “I termini di presentazione della domande in Regione scadono domani 31 marzo. Una volta valutati tutti i progetti, la Regione Lazio dovrĂ  scegliere quelli finanziabili. In caso di approvazione dei nostri, si procederĂ , entro trenta giorni dalla stessa approvazione, con la costituzione di un’associazione temporanea di scopo (ATS). Il finanziamento regionale sarĂ  di circa 66 mila euro per quanto riguarda la realizzazione di un centro antiviolenza, 170mila euro quello riguardante la casa rifugio. Ci auguriamo che la nostre proposte vadano a buon fine. Tante donne hanno necessitĂ  di aiuto, per ricostruire la propria vita e la propria dignitĂ  e, in molti casi, anche per tutelare i propri figli”.

Pagina aggiornata il 31/03/2017

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