Il Comune di Viterbo dice no alla privatizzazione dell’acqua. La nota della sindaca Frontini

27 Luglio 2022

Oggi abbiamo posato una pietra d’angolo su un processo importante non solo per i cittadini viterbesi, ma per tutto il territorio: abbiamo affermato che l’amministrazione comunale di Viterbo non intende accordare il proprio consenso alla vendita delle quote sociali di Talete SpA a un partner privato, o almeno non prima di aver seriamente perseguito tutte le altre strade possibili.
Siamo stati eletti per cercare, al meglio delle nostre potenzialità, di invertire i fallimenti della politica e non per certificarli. La vendita delle quote di Talete senza una seria e convinta ricerca di soluzione alternative che facciano restare la proprietà in solida mano pubblica non farebbe altro che certificare questi fallimenti, e noi non siamo qui a fare i notai, ma gli amministratori. Ci sono altre vie che vanno necessariamente percorse se intendiamo ridare credibilità alla più alta missione di servizio che è quella di rappresentare gli interessi dei cittadini: tornare da ARERA, chiedere alla Regione Lazio di sostenere, come ha fatto per i primi anni, i costi di manutenzione dei dearsenificatori che incidono pesantemente sul bilancio della società, e chiederlo a tutti coloro che intendono candidarsi a rappresentare questo territorio alle prossime elezioni regionali, così come adottare azioni più incisive sul tasso di morosità che è 4 volte superiore agli standard che proprio la stessa ARERA prescrive.

È rilevante sottolineare che la città di Viterbo vuole tornare ad essere traino e perno dello sviluppo di un territorio. Che non significa sopraffazione nei confronti dei comuni della provincia, né autoritarismo, significa sinergia. Significa mutuo supporto. Significa riprendere finalmente in mano le redini di uno sviluppo territoriale che oggi passa dalla gestione idrica, domani passerà dal governo dei flussi turistici e della destinazione Tuscia, dopodomani dai rifiuti e via a seguire. Significa non accettare che una decisione così importante venga presa due giorni prima della scadenza elettorale, con un’amministrazione commissariata, proprio per evitare che il comune capoluogo si esprima. Non c’è urgenza che tenga per giustificare un tempismo così malaugurato, e non accettiamo che si decida strumentalmente senza di noi.

Fino a oggi, l’alternativa alla privatizzazione, da dentro le istituzioni, non l’ha cercata davvero nessuno o comunque in pochi e troppo isolati per incidere davvero. Oggi, il comune capoluogo è da questa parte, e farà la sua parte per tutelare la propria società, i propri cittadini e la propria visione.

Chiara Frontini
Sindaca di Viterbo

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