L’intervento della Sindaca Frontini alla cerimonia per la Festa della Repubblica del 2 giugno

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L’intervento della sindaca Chiara Frontini in occasione dell’odierna cerimonia per la Festa della Repubblica.

Data:

02 Giugno 2025

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Descrizione

Signor prefetto, eccellenza reverendissima, autorità civili e militari tutte, cittadini viterbesi,

torniamo come ogni 2 Giugno a celebrare un appuntamento fondativo della storia della nostra comunità nazionale: la nascita della Repubblica italiana. Una celebrazione, quella di oggi, che in realtà ne racchiude in sé almeno tre: la nascita della Repubblica, ovviamente, il momento più alto della partecipazione italiana, con una partecipazione alle urne straordinaria e mai ripetuta, il suffragio femminile con l’accesso al diritto di voto alle donne, di fondo, quindi, l’affermazione di una democrazia formale e sostanziale compiuta, nella quale si affermava che tutti i cittadini potevano accedere al vertice dello Stato, non solo gli appartenenti alla famiglia reale. E che il titolare di quella carica non vi sarebbe restato a vita, ma per un numero limitato di anni, e infine l’avvio del processo di scrittura della nostra Carta Costituzionale.

Un momento in cui tutti si sentirono parte di una decisione importante. Certo, anche l'ebbrezza della novità, della “prima volta” per qualcuna o qualcuno, ma altrettanto certo è, come si può leggere facilmente dalle cronache dell’epoca, che il senso, la voglia, il desiderio di appartenere a una rinnovata comunità nazionale in cui si sceglieva la libertà e la democrazia dopo anni di privazione e guerra è un sentimento che oggi noi, generazioni del benessere, facciamo difficoltà ad immaginare, anzi potremmo forse quasi invidiare.

Ed è per questo che tra tutti i principi costituzionali scolpiti nella nostra Carta, quello che ha più valore in questa epoca, che dobbiamo ogni giorno con forza rispolverare e affermare, è la responsabilità del singolo nel buon andamento della collettività. La tutela dell’ambiente e del paesaggio recentemente entrata a far parte dei principi fondamentali, l’uguaglianza formale e sostanziale dell’art. 3, il merito e il diritto allo studio certo, ma alla base di tutto questo c’è il ruolo proattivo e contributivo del singolo cittadino non più suddito che si forma, si informa, sviluppa un proprio pensiero critico, partecipa al dibattito e alla vita pubblica nel rispetto delle idee altrui, rifiutando la violenza come forma di relazione.

“Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”, art. 4 della nostra Costituzione. Come far sì che questo dettato vada oltre l’utilizzo del proprio tempo nel lavoro come mera fonte di sussistenza e che sfoci nella partecipazione attiva e consapevole dei cittadini alla vita sociale della comunità? Non c’è ovviamente una sola risposta possibile a questa domanda ma la mia, oggi, in questo 2 Giugno è identità. Non quella fittizia, oppositiva, che si costruisce sulla conflittualità e l’individuazione di un nemico “io sono, al contrario di lui che è”, ma quella basata sul senso di comunità, di appartenere a qualcosa: a un ecosistema chiamata “Terra”, in primis, che diamo troppo per scontata, alla specie umana, in secondo luogo, e poi alla nostra rete di relazioni quotidiane, alla cultura nella quale cresciamo. C’è un testo molto interessante, del filosofo – del teologo in realtà – Vito Mancuso intitolato “A proposito del senso della vita” che, partendo dalle questioni esistenziali su cui l’uomo si interroga dai tempi dei tempi, dà una lettura attuale del percorso da fare per non perderci nella cattività e nell'abbrutimento che purtroppo sperimentiamo invece ogni giorno, proprio nella gestione delle relazioni: libertà e sinergia. Dare valore della libertà, perché non c’è senso senza consenso; ognuno di noi è l’artefice o l’interprete ultimo del senso che decide di dare alla propria vita - dice Mancuso -. E la sinergia, la relazione al centro. Il senso della vita è la sinergia, intesa come il legame costitutivo di qualsiasi forma di vita e tra le diverse entità. Tutto è relazione, aggregazione, interazione. E in quest’ottica le due tesi si ricongiungono poiché “il sentire è sempre consentire, sentire-con, nel senso che si sente quello con cui siamo collegati”. Ecco, quanti cittadini e cittadine viterbesi oggi possono dire di sentire-con, come sentivano-con i cittadini e cittadine viterbesi 79 anni fa? E che responsabilità abbiamo in questo noi, che siamo chiamati al servizio del governo dei sistemi, nella nostra dialettica, e quanta responsabilità hanno i media, la stampa, i social nella recrudescenza e nell’abbrutimento del sentire-con, al punto che diventa le negazione dello stesso? È faticoso, certo, “sentire” le relazioni: significa mettersi in discussione, significa sopportare, significa in taluni casi lasciare da parte l’io per mettere al centro il noi. Ma è uno sforzo necessario, e per funzionare deve essere corale o quanto meno maggioritario, se vogliamo riprendere le fila di una comunità locale e nazionale che torni a essere ispirata, certo vivendoli nell’attuale, a quei valori che oggi celebriamo in questa festa della Repubblica del 2 Giugno 2025.

“La Costituzione affida a ciascun cittadino la responsabilità di concorrere alla coesione sociale del Paese”, ha detto il presidente Mattarella nel suo messaggio ai prefetti in occasione di questa festa.

Quindi un singolo non è solo tale, ma l’esistenza dei singoli nelle formazioni sociali che ne esplicano la personalità, che ne fanno collettività. Nessuno che da solo può ritenersi un essere compiuto nella sua dimensione sociale, ognuno di noi è legato e può e deve contribuire per la propria parte alla risoluzioni dei problemi che ci circondano. Ricordiamoci tutto questo ogni volta che postiamo sui social, che scriviamo un editoriale, che interveniamo in un dibattito, che prendiamo una decisione a valenza collettiva perchè nella qualità delle relazioni, del sentire-con, nella nostra capacità di costruire al di fuori e al di là di un’identità oppositiva, che distrugge l’altro per affermare il proprio anche al costo di lasciarsi dietro solo macerie che si misura l’equilibrio di una comunità, e quindi anche il suo benessere economico, anche la sua reputazione sociale, la sua narrazione collettiva.

Una narrazione collettiva di cui vogliamo e dobbiamo andare orgogliosi, perché l’identità nella comunità è ciò che, in fondo, si celebra ogni 2 Giugno ed è la base, il fondamento su cui i nostri avi hanno costruito i principi fondamentali di un’intera Nazione. Sta a noi continuare a costruirli ogni giorno.

Evviva Viterbo, evviva la Costituzione, evviva la Repubblica italiana.

Chiara Frontini
Sindaca di Viterbo

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Ultimo aggiornamento: 03/06/2025, 10:13

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