Descrizione
La Festa dellâEuropa: un giorno che non Ăš solo memoria, ma visione. Un giorno che ci chiede di guardare al passato con gratitudine, al presente con responsabilitĂ e al futuro con il coraggio di chi sa di poter dar forma alle cose. Oggi siamo qui a celebrare il piĂč grande esperimento istituzionale e sociale mai realizzato: se ci siamo, qua, a fare questo Ăš perchĂ© qualcuno prima di noi lo ha prima immaginato e poi lo ha fatto succedere, con la forza dei rapporti al posto dei rapporti di forza, della diplomazia, la luciditĂ la concretezza e la capacitĂ di sognare che solo i grandi leader sanno coniugare. Non Ăš con la nostalgia, nĂ© con la restaurazione che si fa progredire la societĂ , ma con lo sguardo a lunga gittata e la perseveranza, giorno dopo giorno, di perseguire quel cammino fino alla concretizzazione di quel disegno che abbiamo immaginato. E quando quei signori hanno immaginato quella che oggi chiamiamo Unione Europea non lâhanno di certo immaginata come il tempio della burocrazia, come unâidea astratta, come un palazzo a Bruxelles: lâhanno immaginata come una casa comune, costruita su valori condivisi â pace, libertĂ , dignitĂ umana, giustizia sociale â e sulla volontĂ di affrontare insieme le sfide del nostro tempo, la pace in primis, quella stessa a cui ieri il nuovo Papa Leone XIV ci ha richiamati con una forza dirompente. Anni fa i leader europei hanno avuto la capacitĂ di mettere da parte le differenze e le rivendicazioni di due guerre mondiali nate proprio qui, nel vecchio continente, per far sĂŹ che ciĂČ non avvenisse piĂč. E oggi piĂč che mai, in unâepoca attraversata da guerre, crisi ambientali, transizioni complesse e fragilitĂ sociali, câĂš bisogno di piĂč Europa. Ma non di unâEuropa distante o tecnocratica, come a volte viene dipinta, o anche come a volte Ăš. Abbiamo bisogno di unâEuropa vicina, concreta, solidale, capace di parlare ai territori e di ascoltare le cittĂ perchĂ© Ăš dai comuni, dalla prossimitĂ , che le voci dei bisogni a cui dare risposta si fanno piĂč chiare e nitide. A Viterbo, lâEuropa Ú visione e concretezza. Ă visione nel grande progetto di candidatura a Capitale Europea della Cultura 2033. Una sfida entusiasmante, ambiziosa, che stiamo affrontando con passione, serietĂ e spirito di condivisione. Viterbo ha tutte le carte in regola per rappresentare lâEuropa della cultura: una storia millenaria, un patrimonio artistico unico, una vitalitĂ contemporanea che intreccia innovazione e tradizione, e soprattutto una comunitĂ pronta a mettersi in gioco. Questa candidatura non riguarda solo un titolo. Riguarda una visione: portare lâEuropa nel cuore della cittĂ . Vuol dire aprire Viterbo al mondo, diventare un crocevia di dialoghi, progetti, relazioni internazionali. Ma per riuscirci abbiamo bisogno del sostegno convinto di tutti i livelli istituzionali, dalla Regione al Governo, fino alle istituzioni europee. Antonella, facciamolo! La tua presenza a Bruxelles, la rappresentanza istituzionale in Regione e al Governo, il lavoro che stiamo facendo sulla cittĂ , riconosciuto - e voi lo sapete â a livello nazionale. Ă unâoccasione unica per Viterbo. Non perdiamola, perchĂ© amministrare una cittĂ europea e avere lâonore di rappresentarla nelle massime istituzioni significa scegliere il bene collettivo, anche quando Ăš meno facile, anche quando richiede tempo, anche quando non dĂ consenso immediato. Significa avere pragmatismo, ma anche visione. Significa essere custodi del presente e architetti del futuro. Facciamolo perchĂ© la cultura non Ăš qualcosa da contemplare, una gita al museo fuori porta o un concerto a teatro, Ăš una delle leve piĂč potenti per costruire cittadinanza europea, per generare coesione sociale, per creare sviluppo sostenibile. A Viterbo, vogliamo essere parte attiva di questo percorso. Vogliamo che la nostra candidatura a Capitale Europea della Cultura 2033 sia lâoccasione per trasformare questa cittĂ in un laboratorio di buone pratiche, di innovazione culturale, di coesione sociale. Vogliamo che Viterbo sia un esempio di come lâEuropa puĂČ entrare nella vita quotidiana, nei luoghi, nei volti, nelle storie delle persone.
E la nostra candidatura Ăš lâoccasione per dimostrarlo concretamente. Ma tradurre il progetto europeo in concretezza non Ăš solo cooperazione internazionale, relazioni, sviluppo: Ăš movimento, Ăš il cambiamento che vediamo nelle cittĂ che hanno saputo cogliere lâopportunitĂ degli investimenti messi in campo dallâUnione dopo la pandemia che hanno rappresentato una grande, grandissima risposta di politica economica pubblica espansiva, la piĂč grande dopo il piano Marshall, ma con una differenza sostanziale: che ce la siamo fatta da soli. Nessuna superpotenza Ăš venuta in soccorso, siamo stati noi gli investitori di noi stessi, la nostra stessa superpotenza.
E questo fa tutta la differenza del mondo ed Ăš stato possibile grazie al percorso che ci ha portati qui.
Per questo a Viterbo lâEuropa Ăš anche concretezza. Viterbo ha colto appieno questa opportunitĂ che oggi ci permette di dire che lâEuropa, a Viterbo, non Ăš solo la visione di prospettiva della candidatura ma Ăš la concretezza di una cittĂ piĂč dinamica, dove il digitale nei servizi al cittadino Ăš una realtĂ consolidata, e questo migliora la qualitĂ della vita quotidiana perchĂ©, banalmente, abbatte le file allâanagrafe. Ă la concretezza di una cittĂ dove la mobilitĂ privata, lâauto privata come unico mezzo di trasporto, non sarĂ piĂč una via praticamente obbligata per assenza di alternative, ma una scelta, perchĂ© lâintero parco autobus Ăš stato rinnovato, perchĂ© Ăš stata data lâopzione della mobilitĂ dolce, ciclabile e pedonale, che Ăš allo stesso tempo qualitĂ della vita e questo Ăš stato possibile perchĂ© abbiamo colto lâopportunitĂ dei fondi europei. Sono solo due esempi, ma potrei citarne molti altri. Tutti esempi che dimostrano come lâEuropa vada sĂ difesa a Bruxelles, ma viene costruita ogni giorno nelle nostre cittĂ . E a Viterbo, lo stiamo facendo. Lo facciamo rigenerando i nostri quartieri con fondi europei. Lo facciamo progettando una mobilitĂ piĂč sostenibile, infrastrutture piĂč moderne, servizi piĂč inclusivi. Lo facciamo formando giovani, imprese, associazioni alla cittadinanza europea. Lo facciamo aprendo le porte alla cooperazione internazionale, ai gemellaggi, ai progetti Erasmus, a ogni strumento che ci permetta di costruire ponti, non muri. Per questo mi preme ringraziare lo splendido lavoro dellâUnitus, del suo rettore Stefano Ubertini, delle scuole e degli insegnanti che verranno premiati tra poco, che stanno facendo un lavoro straordinario sullâintegrazione portando centinaia e centinaia di giovani europei a vivere la nostra cittĂ e altrettanti giovani viterbesi a vivere lâEuropa. E allora, in questa giornata che celebra lâunitĂ nella diversitĂ , mi rivolgo a tutte e a tutti: prendiamoci cura dellâEuropa come ci prendiamo cura della nostra cittĂ . Facciamola vivere nelle scelte che facciamo, nelle parole che usiamo, nei ponti che costruiamo. PerchĂ© piĂč Europa non significa meno identitĂ . Al contrario: significa piĂč strumenti, piĂč diritti, piĂč possibilitĂ per ciascuno di noi. E Viterbo â con la sua storia, il suo patrimonio, la sua gente â sta facendo la sua parte ed Ăš pronta a farla sempre di piĂč.
Viva Viterbo, Viva lâItalia, Viva lâEuropa.
Chiara Frontini
Sindaca di Viterbo