Teatro dell’Unione di Viterbo. Aperta la campagna abbonamento per la stagione teatrale 2024-25

Il Teatro dell’Unione di Viterbo presenta il cartellone 2024-2025, proponendo nove appuntamenti a partire dal 3 novembre, con un prezzo speciale che ricalca, per chi confermerà l’abbonamento entro il 6 agosto, quello dello scorso anno. Dal 7 agosto entreranno invece in vigore le tariffe per i nuovi abbonati, mentre i singoli biglietti saranno in vendita dal 29 ottobre.

La stagione di prosa del Teatro dell’Unione, nata dalla ormai consolidata collaborazione tra il Comune di Viterbo e ATCL – Circuito multidisciplinare del Lazio sostenuto da MIC – Ministero della Cultura e Regione Lazio, propone un programma che incrocia magistralmente il teatro classico e quello contemporaneo, le grandi e i grandi interpreti della scena italiana e internazionale con la drammaturgia contemporanea, spaziando dagli intramontabili classici alle commedie irriverenti, dall’inclusione sociale alle pagine buie della storia del nostro Paese.

“Questa amministrazione sta facendo degli investimenti importanti sulla cultura – sottolinea la sindaca Chiara Frontini – perno strategico della visione di sviluppo della città. Stiamo vedendo un Teatro dell’Unione vivo, con un pubblico attento e soddisfatto dei numerosi spettacoli proposti. La stagione che presentiamo oggi è frutto di un’attenta programmazione e di uno scrupoloso lavoro da parte dell’assessore Antoniozzi, in sinergia con Atcl. Il prosieguo naturale di un progetto di rilancio del nostro bellissimo teatro, possibile anche grazie alla qualità degli spettacoli che ogni anno ospita”.

“Ciò che ha mosso le scelte alla base della nuova stagione teatrale 2024/2025 del Teatro dell’Unione – afferma l’assessore alla cultura e all’educazione Alfonso Antoniozzi – è stato ancora l’obiettivo di rinnovare il pubblico, ma in particolare, come passaggio successivo, quello di avvicinare le nuove generazioni al magico mondo del teatro.

La nostra missione è chiara: creare un legame profondo e duraturo tra il teatro e i giovani, affinché essi possano scoprire e apprezzare la ricchezza artistica e culturale che il teatro offre. Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo sviluppato un programma di spettacoli che spazia dai grandi classici della drammaturgia ai testi più innovativi e contemporanei, scelti con cura per rispondere alle sensibilità e agli interessi di nuovi pubblici, giovani e dinamici.

Crediamo fermamente che il teatro abbia il potere di trasformare, educare e ispirare. Per questo abbiamo deciso di collaborare strettamente con Scuola e Università, immaginando promozioni speciali e percorsi che possano attivamente coinvolgere gli under 25, per offrire non solo un’opportunità di apprendimento, ma anche un’esperienza di partecipazione attiva che stimoli la curiosità e l’amore per il teatro.

Il nostro lavoro di rinnovamento del pubblico passa attraverso scelte artistiche coraggiose e innovative, capaci di parlare ai giovani e di rispecchiare le loro aspirazioni e preoccupazioni. Ogni spettacolo è stato selezionato per la sua capacità di emozionare, coinvolgere e far riflettere, contribuendo così a formare una nuova generazione di spettatori consapevoli e appassionati.

Siamo convinti che il coinvolgimento dei giovani sia fondamentale per il futuro del teatro e per la vitalità culturale della nostra comunità. Il Teatro dell’Unione vuole essere un luogo accogliente e stimolante, dove i giovani possano sentirsi rappresentati e ispirati, e dove possano vivere esperienze artistiche significative”.

“L’esperienza culturale che la nuova Stagione di prosa dell’Unione propone – spiegano da ATCL – può essere immaginata come un viaggio attraverso i capolavori immortali della drammaturgia classica passando per le espressioni più interessanti del contemporaneo. Dai classici della letteratura teatrale alle scritture sceniche originali, che offrono riflessioni sulla condizione umana e sui capitoli bui della nostra storia, ogni spettacolo sarà interpretato da protagonisti d’eccellenza del panorama teatrale italiano e internazionale.

Abbiamo lavorato intensamente per offrire alla cittadinanza, e non solo, un’offerta ricca e variegata che soddisfi i gusti di diverse tipologie di pubblico ma che soprattutto contribuisca a rendere il Teatro dell’Unione un luogo sempre più vivo e partecipato.

Crediamo fermamente nel potere del teatro come strumento di crescita personale e collettiva, e vogliamo che l’Unione continui a essere un punto di riferimento culturale per la comunità, un luogo in cui ogni persona possa sentirsi rappresentata e ispirata”.

Si comincia, dunque, il 3 novembre alle ore 18,00 con “Il grande vuoto”, di Fabiana Iacozzilli, con Mona Abokhatwa, Ermanno De Biagi, Francesca Farcomeni, Piero Lanzellotti e Giusi Merli. Prima nazionale al “Romaeuropa Festival 2023”, lo spettacolo indaga l’ultimo pezzo di strada che una famiglia percorre prima di svanire nel vuoto, affidando alla tragedia forse più cupa del teatro shakespeariano, “Re Lear”, il compito di trasformare il dolore attraverso il gioco teatrale. Questo dissolversi, è amplificato dal progressivo annientamento delle funzioni cerebrali della madre, una ex attrice, colpita da una malattia neurodegenerativa alla quale rimane progressivamente solo il ricordo del suo cavallo di battaglia, un monologo tratto, appunto, da Re Lear.

Il 21 novembre, alle ore 21,00 andrà in scena “La locandiera”, testo tra i più fortunati e rappresentati di Carlo Goldoni. La locandiera, dal punto di vista del regista Antonio Latella, verte intorno al tema dell’eredità, che è il punto cardine di tutto: “credo che Goldoni con questo testo abbia fatto un gesto artistico potente ed estremo, un gesto di sconvolgente contemporaneità: scardina ogni tipo di meccanismo, eleva una donna formalmente a servizio dei suoi clienti a donna capace di sconfiggere tutto l’universo maschile, soprattutto una donna che annienta con la sua abilità tutta l’aristocrazia.” Sul palco, insieme alla “locandiera” Sonia Bergamasco, Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Annibale Pavone, Gabriele Pestilli e Marta Pizzigallo.

Un alto cumulo di macerie contorte, legno e metallo: è un’immagine potente a segnare l’ingresso in scena, il 6 dicembre alle ore 21,00, del vecchio e tormentato “Re Lear” che, scendendo dal trono, rinuncia al suo regno per intraprendere un doloroso viaggio alla scoperta di sé. Un re – quello di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia – che, nella sensibile interpretazione di De Capitani, è prima ancora uno sconfitto che un folle. Sono protagonisti accanto a lui Elena Russo Arman, Elena Ghiaurov e Viola Marietti nei ruoli delle figlie, Mauro Berardi, Mauro Lamantia, Giuseppe Lanino, Giancarlo Previati, Alessandro Quattro, Nicola Stravalaci, Umberto Terruso, Simone Tudda.

Il 21 dicembre l’ultimo spettacolo prima della pausa natalizia. Alle ore 21,00 “Il giardino dei ciliegi” di Anton Čechov, per la regia di Leonardo Lidi, con Francesca Mazza, Giuliana Vigogna, Ilaria Falini, Orietta Notari, Mario Pirrello, Christian La Rosa, Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Massimiliano Speziani, Angela Malfitano, Tino Rossi e Alfonso De Vreese. Dopo “Il gabbiano” e “Zio Vanja”, Leonardo Lidi giunge all’ultima tappa del suo Progetto Čechov, portando in scena il più celebre lavoro del grande autore russo: affresco di una società di fronte a un cambiamento epocale, racconto dell’estremo saluto al tempo dell’infanzia, evocazione di “un luogo che vive solo nel ricordo”.

Saremo già nel 2025 quando, il 21 gennaio alle ore 21,00, salirà sul palco del Teatro dell’Unione Drusilla Foer con “Venere Nemica”. Scritto insieme a Giancarlo Marinelli, per la regia di Dimitri Milopulos, è ispirato alla favola di Apuleio “Amore e Psiche”, con una “Venere Nemica” che rilegge il Mito in modo divertente e commovente a un tempo, in bilico tra tragedia e commedia, declinando i grandi temi del Classico nella contemporaneità: la competizione suocera/nuora, la bellezza che sfiorisce, la possessività materna nei confronti dei figli, il conflitto secolare fra uomini e Dei.

Un viaggio, doloroso e con tanti buchi neri, ma costellato al contempo di leggerezza e densità. Così promette di essere “La gioia”, spettacolo dell’autore, attore e regista Pippo Delbono, in scena il 20 febbraio alle ore 21,00. Sul palco, iniseme a Delbono, Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Margherita Clemente, Ilaria Distante, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinella. Uno spettacolo sul sentimento più bello e misterioso, frutto di una circostanza unica e di un viaggio attraverso i sentimenti più estremi come l’angoscia, il dolore, la felicità, l’entusiasmo. Un vortice di suoni, immagini, movimenti, balli si fondono con la magia del circo, i colori dei clown e la malinconia del tango, in una girandola caleidoscopica di maschere, storie personali, stati d’animo, lungo il viaggio sempre unico di un racconto semplice ed essenziale. Un cammino verso la gioia che prosegue con il suo straordinario gruppo di attori/performer, ancor più dopo il vuoto lasciato dalla scomparsa di Bobò, fedele compagno di scena che ontinuerà ad essere una presenza-assenza dentro e fuori la scena in questo nuovo viaggio verso la gioia.

Il giorno successivo 21 febbraio, sempre alle ore 21,00, la replica dello spettacolo per i “non abbonati”.

A più di cinquant’anni di distanza, “Il rumore del silenzio” di Renato Sarti, in programma il 2 marzo alle ore 18,00, riporta in vita la tragedia di Piazza Fontana mettendo in luce la memoria, spesso dimenticata, delle vittime e dei loro cari, senza rinunciare a pochi ma essenziali cenni riguardanti i fatti politici e processuali. Laura Curino dà voce alla testimonianza di Licia Rognini, moglie di Giuseppe Pinelli, figura emblematica della tradizione anarchica libertaria. Partendo da oggetti simbolici come una cintura, un pacchetto di sigarette e una macchina da scrivere, in questa rappresentazione il quotidiano diventa Storia, nella convinzione che il teatro debba sempre interessare i legami affettivi e i sentimenti umani più profondi.

Il 21 marzo alle ore 21,00, “Boston marriage” di David Mamet. Stati Uniti, fine Ottocento, un salotto, due dame e una cameriera. Tutto farebbe pensare a una trama convenzionale e borghese, ma in Boston Marriage le forme sono solo apparenti e non corrispondono alla sostanza: le conversazioni dal vocabolario ricercato si macchiano presto di volgarità ed esplodono in scontri feroci, che rivelano un passato di coppia tutt’altro che risolto. Voce tra le più rappresentative della scena americana, Premio Pulitzer 1984 e più volte nominato agli Oscar per le sue sceneggiature cinematografiche, David Mamet ci consegna un piccolo capolavoro teatrale, diretto da Giorgio Sangati, con Maria Paiato, Mariangela Granelli, Ludovica D’Auria.

Il 10 aprile alle ore 21,00 “calerà il sipario” sulla stagione teatrale con Arturo Cirillo che porta in scena “Ferdinando”, capolavoro della drammaturgia di Annibale Ruccello. Con Cirillo, sul palco, Sabrina Scuccimarra, Anna Rita Vitolo e Riccardo Ciccarelli. Agosto 1870: il Regno delle Due Sicilie è caduto e la baronessa borbonica Donna Clotilde nella sua villa vesuviana si è “ammalata” di disprezzo per il re sabaudo e per l’Italia piccolo-borghese nata dalla recente unificazione. A fare da infermiera all’ipocondriaca nobildonna è Gesualda, cugina povera e inacidita dal nubilato, ma segreta amante di Don Catellino, prete di famiglia corrotto e vizioso. I giorni passano tutti uguali, tra pasticche, decotti, rancori e bugie. A sconvolgere lo stagnante equilibrio domestico è l’arrivo di un sedicenne dalla bellezza efebica che, rimasto orfano, viene mandato a vivere da Donna Clotilde, di cui risulta essere un lontano nipote. Sarà lui a gettare lo scompiglio nella casa, riaccendendo passioni sopite e smascherando vecchi delitti.

Saranno ancora molte le sorprese per la prossima stagione teatrale: presto altre novità!

Prelazione abbonati: dal 4 luglio fino al 6 agosto 2024
Platea: Intero € 185 – Ridotto € 175
Palco centrale 1° fila: Intero € 175 – Ridotto € 165
Palco centrale 2° fila: Intero € 155 – Ridotto € 140
Palco laterale 1° fila: Intero € 150 – Ridotto € 135
Palco laterale 2° fila: Intero € 90 – Ridotto € 70
Palco lateralissimo: Intero € 85 – Ridotto € 72

Vendita nuovi abbonamenti dal 7 agosto al 26 ottobre
Platea: Intero € 205 – Ridotto € 195
Palco centrale 1° fila: Intero € 195 – Ridotto € 185
Palco centrale 2° fila: Intero € 175 – Ridotto € 160
Palco laterale 1° fila: Intero € 170 – Ridotto € 155
Palco laterale 2° fila: Intero € 100 – Ridotto € 80
Palco lateralissimo: Intero € 120 – Ridotto € 110

Prezzi biglietti in vendita dal 29 ottobre
Platea: Intero € 26,00 + € 3,50 prev. – Ridotto € 24,00 + € 3,50 prev.
Palco centrale 1° fila: Intero € 24,00 + € 3,50 prev. – Ridotto € 22,00 + € 3,00 prev.
Palco centrale 2° fila: Intero € 22,00 + € 3,00 prev. – Ridotto € 20,00 + € 3,00 prev.
Palco laterale 1° fila: Intero € 20,00 + € 3,00   prev. – Ridotto € 18,00 + € 2,50 prev.
Palco laterale 2° fila: Intero € 12,00 + € 1,50 prev. – Ridotto € 10,00 + € 1,50 prev.
Palco lateralissimo: Intero € 18,00 + € 2,50 prev. – Ridotto € 15,00 + € 2,00 prev.

Teatro dell’Unione – Piazza Giuseppe Verdi – Viterbo
La biglietteria del Teatro è aperta dal martedì al sabato con orario 10.00 – 13.00 e 15.00 – 19.00.
Aperto anche di domenica, con gli stessi orari, solo in caso di spettacoli o altre attività.
Chiuso il lunedì e il 15 agosto.

Per informazioni: www.teatrounioneviterbo.it e teatrounioneviterbo@gmail.com – Tel. 388.95.06.826
Facebook: Teatro dell’Unione – X: @teatrounione – Instagram: @teatrounione – TikTok @teatro.unione

COMUNE DI VITERBO
Addetto stampa: Cristina Pallotta – ufficiostampa@comune.viterbo.it – tel. 0761 348299
ATCL: Fabio Carosi – comunicazione@atcllazio.it  – tel. 3487167286

Teatro dell’Unione di Viterbo
Stagione di prosa 2024-2025

Domenica 3 NOVEMBRE ore 18:00
IL GRANDE VUOTO
di Fabiana Iacozzilli
con Mona Abokhatwa, Ermanno De Biagi, Francesca Farcomeni,
Piero Lanzellotti, Giusi Merli
produzione Cranpi, Teatro Vascello, La Corte Ospitale, Romaeuropa Festival
Prima nazionale Romaeuropa Festival 2023

Il Grande vuoto indaga l’ultimo pezzo di strada che una famiglia percorre prima di svanire nel vuoto, affidando alla tragedia forse più cupa del teatro shakespeariano, “Re Lear”, il compito di trasformare il dolore attraverso il gioco teatrale. Questo dissolversi, è amplificato dal progressivo annientamento delle funzioni cerebrali della madre, una ex attrice, colpita da una malattia neurodegenerativa alla quale rimane progressivamente solo il ricordo del suo cavallo di battaglia, un monologo tratto da Re Lear.

Giovedì 21 NOVEMBRE ore 21:00
LA LOCANDIERA
di Carlo Goldoni
regia Antonio Latella
con Sonia Bergamasco, Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Gabriele Pestilli, Marta Pizzigallo, Valentino Villa
produzione Teatro Stabile dell’Umbria

Mirandolina gestisce la locanda ereditata dal padre, insieme al fedele Fabrizio, cui è legata da una promessa di matrimonio fatta al padre prima che morisse. Nella sua locanda due clienti, il Conte d’Albafiorita e il Marchese di Forlipopoli, entrambi innamorati di lei, si contendono le sue attenzioni, usando le armi che hanno a disposizione: i soldi uno e il titolo nobiliare l’altro. La donna però riesce con intelligenza e superiorità ad arginare i corteggiamenti, consentendosi di tanto in tanto (quando i limiti della convenienza lo consentono) di ricavarne anche qualche piccolo dono. Di fronte alla misoginia del Cavaliere di Ripafratta, altro cliente della locanda, che dichiara con forza il suo disprezzo verso le donne, Mirandolina si sente sfidata nel suo potere di seduzione e decide di mettere in atto un piano per farlo capitolare. Tra equivoci e inganni, arricchiti e movimentati anche dall’arrivo in locanda delle due attrici Ortensia e Dejanira, Mirandolina riesce nell’intento di far innamorare il Cavaliere, che però, poi, perde la testa diventando pericoloso. La quiete si ristabilisce quando Mirandolina accetta di sposare Fabrizio, mettendo fine quindi alle pretese di tutti gli altri corteggiatori. Ma come in altre opere goldoniane la fine degli intrighi porta con sé un’ombra di malinconia.

Venerdì 6 DICEMBRE ore 21:00
RE LEAR
di William Shakespeare
traduzione Ferdinando Bruni
uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
con Elio de Capitani
e con Umberto Teruso, Giancarlo Previati, Mauro Bernardi, Simone Tudda, Elena Ghiaurov, Elena Russo Arman, Viola Marietti, Giuseppe Lanino, Alessandro Quattro, Mauro Lamantia, Nicola Stravalci
produzione Teatro Elfo Puccini

Un alto cumulo di macerie contorte, legno e metallo: è un’immagine potente a segnare l’ingresso in scena del vecchio e tormentato Lear che, scendendo dal trono, rinuncia al suo regno per intraprendere un doloroso viaggio alla scoperta di sé. Un re che, nella sensibile interpretazione di De Capitani, è prima ancora uno sconfitto che un folle. Sono protagonisti accanto a lui Elena Russo Arman, Elena Ghiaurov e Viola Marietti nei ruoli delle figlie, Mauro Berardi, Mauro Lamantia, Giuseppe Lanino, Giancarlo Previati, Alessandro Quattro, Nicola Stravalaci, Umberto Terruso, Simone Tudda. Nello spettacolo di Bruni e Frongia il tempo di recitazione è intenso e sospeso, come sognato. Una danza apparentemente macabra, ma in realtà compassionevole e drammatica, attraversata da minacciose divise, da scarponi anfibi, ma anche da abiti da sera, dal nero dei quali emergono Cordelia, il matto e infine il re.

Sabato 21 DICEMBRE ore 21:00
IL GIARDINO DEI CILIEGI
di Anton Cechov
con Francesca Mazza, Giuliana Vigogna, Ilaria Falini, Orietta Notari, Mario Pirrello, Christian La Rosa, Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Massimiliano Speziani, Angela Malfitano, Tino Rossi, Alfonso De Vreese
regia Leonardo Lidi
produzione Teatro Stabile dell’Umbria, in coproduzione con Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

Scritta con grande fatica e terminata alla fine del 1903, Il giardino dei ciliegi è l’ultima commedia di Čechov, nata originariamente da un “fortissimo desiderio di scrivere un vaudeville”. Si apre nel mese di maggio, quando i ciliegi sono in fiore: Ranevskaja Liubov’ Andreevna ritorna nella sua tenuta di campagna, dopo aver dilapidato il patrimonio di famiglia. La proprietà è destinata a essere venduta all’asta per poter coprire i debiti accumulati. Il mercante Lopachin, discendente della famiglia di servi anticamente alle dipendenze dei vecchi proprietari, suggerisce di dividere la tenuta in lotti per costruire villette dalla cui vendita ricavare i soldi necessari, e salvare quindi parte della proprietà. Il giardino rappresenta per i suoi proprietari un’ancora alla giovinezza e uno scrigno per i ricordi di una vita, e questo rallenta la decisione. Insopportabile il pensiero di assistere all’abbattimento dei meravigliosi alberi del giardino. Sarà inevitabile. Nessuno, infatti, riesce a salvare la proprietà, con tutti i ricordi e i legami affettivi che contiene, dalla vendita e dalla lottizzazione. Proprio il mercante Lopachin, di cui è innamorata Varja, una delle figlie della proprietaria, acquisterà il giardino e darà l’avvio all’abbattimento necessario alla ricostruzione.

Martedì 21 GENNAIO ore 21:00
VENERE NEMICA
scritto da Drusilla Foer e Giancarlo Marinelli
regia di Dimitri Milopulos
produzione artistica di Franco Godi per Best Sound
produzione esecutiva e distribuzione Savà Produzioni Creative

Venere, la dea immortale, quindi tutt’ora esistente, vive lontano dall’Olimpo e dai suoi odiati parenti. Dopo aver girovagato per secoli, abita attualmente a Parigi fra i mortali. Non essendo gli Dei più creduti, la dea della bellezza e dell’amore finalmente può permettersi di vivere nell’imperfezione dell’umano esistere. Ricordando in un flashback comico e tragico, la vicenda di Amore, il figlio ingrato e disobbediente, e Psiche, sulla quale proietta – da suocera nemica –  tutto il suo rancore di Dea frustrata e insoddisfatta, Venere si vendica “sulla straordinaria mortale, creduta venere in terra”. Deus ex-machina crudele e spietata, Venere ricorda l’unica occasione nella quale ha provato un sentimento di amore, curando il figlio che, fuggito dall’amata Psiche, torna da sua madre, dea e padrona, per farsi lenire le ferite di un amore ingannato. Un testo ispirato alla favola di Apuleio “Amore e Psiche”, riletta in modo croccante, divertente, commovente, a tratti tragico, che tocca temi antichi e attuali: la competizione suocera/nuora, la bellezza che sfiorisce, la possessività materna, il conflitto secolare fra uomini e dei.

Sabato 22 FEBBRAIO ore 21:00 (Replica domenica 23 FEBBRAIO ore 18:00 fuori abbonamento)
LA GIOIA
uno spettacolo di Pippo Delbono
con la Compagnia Pippo Delbono: Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Margherita Clemente, Pippo Delbono, Ilaria Distante, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinella
e con la voce di Bobò
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale

Uno spettacolo sul sentimento più bello e misterioso, frutto di una circostanza unica e di un viaggio attraverso i sentimenti più estremi come l’angoscia, il dolore, la felicità, l’entusiasmo. Un vortice di suoni, immagini, movimenti, balli si fondono con la magia del circo, i colori dei clown e la malinconia del tango, in una girandola caleidoscopica di maschere, storie personali, stati d’animo, lungo il viaggio sempre unico di un racconto semplice ed essenziale. Questa creazione di Pippo Delbono diventa un cammino verso la gioia che prosegue con il suo straordinario gruppo di attori/performer, ancor più dopo il vuoto lasciato dalla scomparsa di Bobò, fedele compagno di scena a partire dal loro incontro avvenuto nel 1995 nel manicomio di Aversa. Protagonista di molti spettacoli, icona poetica e anima del teatro di Delbono, Bobò continuerà ad essere una presenza-assenza dentro e fuori la scena in questo nuovo viaggio verso la gioia. Gli attori di Delbono salgono sul palcoscenico uno dopo l’altro e prendono, ognuno con il suo diverso sentire, il pubblico per mano e ne fanno un compagno di viaggio, parte di una comune ricerca inesauribile. Ogni replica regala una sorpresa, a chi decide di mettersi in cammino e seguire il ritmo della compagnia e di questa ricerca infinita della gioia.

Domenica 2 MARZO ore 18:00
IL RUMORE DEL SILENZIO
testo e regia Renato Sarti
con Laura Curino e Renato Sarti
disegni Ugo Pierri e Giulio Peranzoni
video installazione Fabio Bettonica
musiche originali Carlo Boccadoro
produzione Teatro della Cooperativa

Il 12 dicembre 1969, alle 16:37, nella Banca dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano esplose una bomba che causò la morte di 17 persone e ne ferì 88. In seguito ai primi arresti, il 15 dicembre l’anarchico Giuseppe Pinelli, trattenuto illegalmente, morì innocente precipitando dalla finestra di un ufficio situato al quarto piano della Questura di Milano. Ricordare a cinquant’anni di distanza, con la forza di uno spettacolo teatrale, il tentativo della destra eversiva di imporre la legge dei carri armati attraverso il caos, le bombe e l’uccisione di innocenti, è un atto doveroso innanzitutto nei confronti delle vittime delle stragi e dei loro familiari. Il testo si sofferma soprattutto sulla tragedia, spesso dimenticata, delle vittime e dei loro cari, concentrando l’attenzione soprattutto sugli aspetti umani, quelli circoscritti alla sfera prettamente personale.

Venerdì 21 MARZO ore 21:00
BOSTON MARRIAGE
di David Mamet
traduzione Masolino D’Amico
con Maria Paiato, Mariangela Granelli, Ludovica D’Auria
regia Giorgio Sangati
scene Alberto Nonnato
luci Cesare Agoni
costumi Gianluca Sbicca
musiche Giovanni Frison
assistente alla regia Michele Tonicello
produzione Centro Teatrale Bresciano, Teatro Biondo di Palermo

L’espressione “Boston Marriage” era in uso nel New England a cavallo tra il XIX e il XX secolo per alludere a una convivenza tra donne economicamente indipendenti da uomini.  Dopo la separazione, Anna, la protagonista e padrona di casa, ha trovato un uomo ricco che la mantiene e vorrebbe ora approfittare della protezione di lui per riprendere con sé Claire, appena arrivata in visita. Ma Claire non è lì per quello; è tornata per ben altri motivi e la riconquista si rivelerà molto più complicata del previsto, con colpi di scena rocamboleschi che coinvolgeranno anche la giovane cameriera, ritmando l’opera e donandole una facciata esilarante, quasi di farsa. È una prova per grandissime attrici, vere funambole della parola, come Maria Paiato che, continuando il sodalizio iniziato con Il delirio del particolare, è diretta dal giovane fuoriclasse Giorgio Sangati. Con lei in scena, a dare corpo a questa inedita sfida, Mariangela Granelli

Giovedì 10 APRILE ore 21:00
FERDINANDO
di Annibale Ruccello
con Arturo Cirillo, Sabrina Scuccimarra, Anna Rita Vitolo, Riccardo Ciccarelli
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
musiche Francesco De Melis
regia Arturo Cirillo
regista collaboratore Roberto Capasso
produzione Marche Teatro, Teatro Metastasio di Prato, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini

Agosto 1870: il Regno delle Due Sicilie è caduto e la baronessa borbonica Donna Clotilde nella sua villa vesuviana si è “ammalata” di disprezzo per il re sabaudo e per l’Italia piccolo-borghese nata dalla recente unificazione. A fare da infermiera all’ipocondriaca nobildonna è Gesualda, cugina povera e inacidita dal nubilato, ma segreta amante di Don Catellino, prete di famiglia corrotto e vizioso. I giorni passano tutti uguali, tra pasticche, decotti, rancori e bugie. A sconvolgere lo stagnante equilibrio domestico è l’arrivo di un sedicenne dalla bellezza efebica che, rimasto orfano, viene mandato a vivere da Donna Clotilde, di cui risulta essere un lontano nipote. Sarà lui a gettare lo scompiglio nella casa, riaccendendo passioni sopite e smascherando vecchi delitti. Ma chi è davvero Ferdinando?

torna all'inizio del contenuto